venerdì 9 aprile 2010

Risposta di Nuove Frontiere alla lettera apparsa su IL PICCOLO di Alessandria dal titolo "Il Monferrato è sufficiente?"

Gent.mo Direttore,
in merito all’articolo dal titolo “Il Monferrato è sufficiente?” apparso mercoledì 24 Marzo sul vs. giornale ci pregiamo inviarvi alcune nostre osservazioni…..
Dal punto di vista storico i rapporti tra il Marchesato di Monferrato ed Alessandria sono sempre stati conflittuali, ostili, belligeranti, e nei brevi periodi in cui ne ha fatto parte lo era in termini di conquista o possesso imposto politicamente con la forza del potere (tramite accordi e scambi), ripetutamente, dalla sua fondazione fino al Tardo Medioevo. E quindi hanno perfettamente ragione gli alessandrini a non sentirsi monferrini, perché non lo sono, come hanno ragione a Tortona a non sentirsi parte del Monferrato, così come pure a Ovada. Perché non bastano alcuni anni di possesso per uno stato durato sette secoli e mezzo, per poter affermare di farne parte, perché allora a questo punto potremmo affermare che anche Genova, Savona, Asti, Vercelli, Novara, Vigevano, Lodi, Milano, Pavia, Piacenza, Cremona, Brescia, ecc., cioè oltre la metà della Lombardia fanno parte del Monferrato. Quindi gli sfumati eterogenei e mutabili confini del Monferrato storico non possono essere determinati da politiche di marketing territoriale concepite a tavolino e da persone piuttosto a digiuno di storiografia specialistica. In quanto alle "resistenze all'uso del marchio" da parte di terzi, cui fa cenno l'articolo del vs . Redattore sig. Sozzetti riferendosi al casalese, sono più che legittime, in quanto i recenti studi della Beatrice Del Bo, allieva del prof. Rinaldo Comba (uno dei maggiori medievalisti italiani e soprattutto piemontesi), pubblicati da poco in un volume ma reperibili in rete già da alcuni anni (anche per il tramite di conferenze e convegni), hanno messo mano ed analizzato documenti inediti e sconosciuti alla storiografia, ricercando tutto quanto era inerente la Corte Marchionale del Monferrato, ed hanno potuto appurare senza tema di smentita, che la Corte del Marchese Giangiacomo Paleologo si è definitivamente insediata nel Castello di Casale nel 1434, rendendo il borgo (non era ancora città) la prima ed unica Capitale del Monferrato (in precedenza la Corte era Itinerante, come tutte le corti europee, e vi erano diverse Residenze Marchionali). 
Per quanto riguarda l'insistere sul presentare il Monferrato in maniera frazionata e localizzata, è a nostro avviso un errore, in quanto si fornisce un'idea di divisione e di campanilismo, mentre il Monferrato dovrebbe essere valorizzato in maniera univoca ed unitaria, come Monferrato Storico, e non come singola parte, che sia Alto o Basso, casalese o vercellese o astigiano, ecc., quindi riteniamo che non possa essere una sola provincia a detenere questo diritto, in quanto ampie parti del Monferrato storico insistono in provincia di Asti e Cuneo e Vercelli ed anche Torino (per limitarsi al Piemonte), e ci riferiamo a territori che vi sono appartenuti per periodi prolungati, anche di secoli.
E' troppo riduttivo e comodo attribuire al campanilismo la "colpa" di ritardare il decollo del brand "Monferrato", le responsabilità semmai sono da imputarsi alla mancanza di conoscenze storiche e culturali di chi se ne occupato finora, per designazione politica.
Anche i riferimenti all'uso del brand Monferrato, che dovrebbe essere revisionato (sempre riferendosi all'articolo citato), non ci risulta che sia stato depositato alla CCIAA da qualche Ente turistico o commerciale, il solo brand depositato (ormai da 12 anni) col nome Monferrato appartiene ad una Onlus casalese, per cui ci pare ci sia una certa confusione in materia e soprattutto disinformazione.
Concludiamo sull'accostamento del Monferrato all'alessandrino. Se ci si riferisce alla provincia di Alessandria, allora la definizione è corretta, ma dovrebbe essere specificato con precisione, perché rivolgendosi all'esterno, a chi non conosce il Monferrato, definirlo alessandrino, induce a pensare che la capitale sia Alessandria, e se si vuole attrarre turismo millantando e distorcendo la storia, allora si parte col piede sbagliato e si inganna il turista, che non è affatto stupido e meriterebbe maggior rispetto. Come già scritto, insistere nel voler valorizzare, o meglio "sfruttare" il brand Monferrato solo come provincia di Alessandria e non tenendo conto del Monferrato storico, questo si che a nostro avviso è "campanilismo", forse con una punta di eccessivo ottimismo e vanità, deleterio soprattutto in questi tempi di crisi.
Ringraziando per l’attenzione e per l’eventuale pubblicazione porgo anche a nome dei numerosi componenti della nostra associazione
Cordiali saluti
Dott. Alberto Riccio
Presidente Associazione Nuove Frontiere
Per la Difesa e il Rilancio di Casale e del Monferrato

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