Fusione nucleare: Ottimismo della
volontà e Pessimismo della ragione
In
merito a quanto si scrive e si legge sui vari media in questi mesi a proposito
dell’insediamento a Casale Monferrato dell’impianto DTT di sperimentazione
della fusione nucleare ci permettiamo si segnalare alcuni aspetti che non pare
siano stati adeguatamente considerati nelle note e dichiarazioni di
amministratori e cittadini che meriterebbero qualche riflessione.
Non solo Trizio
Oltre
al Trizio segnalato come radioattivo, va anche considerata la presenza di
Deuterio chimicamente quasi identico all'idrogeno che a temperatura e pressione
ambiente forma un gas di molecole biatomiche: 2H2 o D2.analogo al
diidroegeno. Questa molecola non è propriamente innocua.
Il
diidrogeno essendo circa quindici volte più leggero dell'aria fu il principale
gas utilizzato per anni negli aerostati e nei dirigibili, ma dopo il disastro
del 6 maggio 1937 del dirigibile Hindenburg ,riempito per l’appunto di
idrogeno, che provocò la morte di 35 passeggeri, fu riconosciuta la
pericolosità del gas passando al più inerte elio, anche se è più pesante
dell'idrogeno e meno efficace per il ”galleggiamento” delle aeronavi nell’aria.
Il
diidrogeno è infatti un gas altamente infiammabile e brucia in aria, con la
quale forma miscele esplosive a concentrazioni dal 4 al 74,5% a pressione
atmosferica. Basta liberare una fuga di H2 a contatto
con 2Oper innescare una violenta esplosione oppure una
fiamma invisibile e pericolosa che produce acqua in gas.
Le
miscele di diidrogeno detonano molto facilmente a seguito di semplici scintille
o, se in alta concentrazione di reagenti, anche solo per mezzo della luce
solare in quanto il gas reagisce violentemente e spontaneamente con qualsiasi
sostanza ossidante. La temperatura di autoignizione del diidrogeno in aria (21%
di O2) è di 500 °C circa. Le fiamme di diossigeno e
diidrogeno puro sono invisibili all'occhio umano; per questo motivo, è
difficile identificare visivamente se una fuga di diidrogeno sta bruciando.
Anche l’acqua pesante o ossido di deuterio D2O è tossica
per molte specie fra cui l’uomo.
E le norme cosa dicono?
E’
il caso poi di ricordare che in Italia esiste una normativa sugli impianti
industriali che risale a prima della guerra ed ancora vigente. Il Regio decreto
27 luglio 1934 n° 1265 (Testo unico delle leggi sanitarie) che all’art. 216
recita:
Le manifatture o fabbriche che producono vapori, gas o
altre esalazioni insalubri o che possono riuscire in altro modo pericolose alla
salute degli abitanti sono indicate in un elenco diviso in due classi.
La prima classe comprende quelle che debbono essere isolate nelle
campagne e tenute lontane d abitazioni;
la seconda, quelle che esigono speciali
cautele per la incolumità del vicinato.
(…)
Una industria o manifattura la quale sia inserita
nella prima classe, può essere permessa nell'abitato, quante volte
l'industriale che l'esercita provi che, per l'introduzione di nuovi metodi o
speciali cautele, il suo esercizio non reca nocumento alla salute del vicinato.
Se
andiamo a vedere la prima classe dell’elenco, (per capirci quello delle
fabbriche che dovrebbero essere isolate nella campagne) pubblicato con il "D.M. 5 settembre 1994: Elenco delle
industrie insalubri di cui all'art.
216 del testo unico delle leggi sanitarie” vedremo fra le sostanze chimiche
in prima classe compare alla voce
74: Idrogeno: -‐ produzione, impiego,
deposito fra le attività industriali sempre in prima classe alla voce 13:Impianti e laboratori nucleari: impianti
nucleari di potenza e di ricerca; impianti, per il trattamento dei combustibili nucleari; impianti per la preparazione,
fabbricazione di materie fissili e combustibili nucleari; laboratori ad alto
livello di attività
Forse
è anche per questo che sia la centrale Fermi di Trino che i laboratori Sorin di
Saluggia siano ubicati fuori dai centri abitati? Forse per questo macelli e
salumifici, inceneritori, scuderie, maneggi, depositi e demolizioni di
autoveicoli, alcune della trentina di attività industriali di prima classe non
si trovano (o non si dovrebbero trovare) in città?
Vedremo se dopo aver vietato i salumifici in città
verrà consentita la realizzazione di impianti nucleari
Il Regolamento d’igiene del Comune di Casale ricalca
poi quelle norme:
ARTICOLO 119.
La Giunta, su parere conforme dell'Ufficiale
Sanitario, potrà permettere che sia mantenuta nell'abitato un'industria,
manifattura o fabbrica, iscritta nella 1^ classe (industria da isolarsi),
quando risulti accertato che, per l'introduzione di nuovi metodi e di speciali
cautele, l'esercizio di essa non nuoce alla salute del vicinato. (articolo 68
(5° alinea) del Testo Unico Leggi Sanitarie 1 Agosto 1907 n. 636).
ARTICOLO 120.
Distanza
dall'abitato delle industrie insalubri.
Tanto la
distanza dall'abitato quanto le cautele da adottarsi a difesa della pubblica
salute, per le
industrie,
manifattura o fabbriche attivande contemplate nell'art. 119, saranno di volta
in volta stabilite
dal Sindaco,
sentito l'Ufficiale Sanitario ed il Capo dell'Ufficio d'Arte, ciascuno secondo
la sua
competenza.
ARTICOLO 121.
Chiusura delle
fabbriche ed allontanamento dei depositi insalubri.
La Giunta, su proposta dell'Ufficiale Sanitario, potrà
ordinare la chiusura dei predetti stabilimenti e l'allontanamento dei depositi
insalubri o pericolosi salvo, nei casi d'urgenza, le facoltà attribuite al
Sindaco dall'art. 151 della Legge Comunale e Provinciale. (art. 94 del
Regolamento Generale Sanitario 3 Febbraio 1901, n. 45).
Segnaliamo
ancora per la realizzazione delle opere previste si dovranno prima seguire
procedure stabilite dalle leggi per la loro approvazione che prevedono, una
volta redatti i progetti, che questi passino il vaglio di una apposita
Conferenze di Servizi e della Valutazione di Impatto Ambientale(VIA) in cui
tutti i soggetti preposti al rilascio di permessi, autorizzazioni o nulla osta
comunque denominati, si esprimeranno in merito.
Giova
ricordare anche che il Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152-‐ Norme in
materia ambientale è stato modificato in varie parti nel 2017 ed il particolare
all’art 24-‐bis promuove la cosiddetta Inchiesta pubblica. Così recita detto
articolo:
1. L’autorità competente può disporre che la consultazione del pubblico di
cui all’articolo 24, comma 3,
primo periodo, si svolga nelle forme dell’inchiesta pubblica, con oneri
a carico del proponente, nel
rispetto del termine massimo di novanta giorni (ndr dalla
pubblicazione del progetti). L’inchiesta
si conclude con una relazione sui lavori svolti ed un giudizio sui risultati
emersi, predisposti dall’autorità competente 1.
Siamo certi
che le diverse amministrazioni coinvolte, a partire dal Comune di Casale, in
attuazione dei principi di trasparenza e partecipazione, attueranno tutti i
dispositivi che le leggi mettono a disposizione in tal senso.
Un po’ di memoria
Ci sembra
doveroso spendere anche alcun e parole sulla storia più o meno recente in fatto
di insediamenti produttivi che avrebbero dovuto far decollare l’economia
Casalese.
Una storia
ricca di casistica in tal senso, e se le bugie hanno le gambe corte, sarebbe
bene che anche la memoria non soffra di questo handicap
Cito alcuni casi accaduti:
la centrale nucleare di Trino e l’Eternit.
Basta
leggersi gli articoli dell’epoca o le testimonianze di chi ha vissuto quei
tempi per comprendere come sempre l’insediamento di una grande azienda sia
stato accolto con favore e gioia proprio per le sbandierate opportunità di
lavoro che offriva, spesso accompagnate da suggestioni di un roseo futuro di
sviluppo e benessere per le comunità che avessero ospitato l’insediamento.
Ecco cosa
scriveva sulla centrale atomica di Trino:
“Nel 1956 allorché a Casale ci si baloccava con l’alchimia politica alla ricerca di sempre nuove
formule che assicurassero i – cadreghini-‐ di palazzo San Giorgio ed
accontentassero nel contempo tutte le tendenze, i partiti e le persone, all’Amministrazione
comunale di Trino, che si preoccupava invece dello sviluppo della cittadina,
giungeva la notizia che nella vicina Saluggia sarebbe stata costruita una
centra le elettrica ad energia nucleare. (….) La centrale Enrico Fermi
installerà una potenza di 165 mila kW e produrrà più di un miliardo di
kilowattora all’anno. Cioè tanta energia pari alla metà di
quella occorrente ad una città come Torino con tutti i suoi grandiosi complessi
industriali. L’opera costerà 40 miliardi, venti dei quali saranno concessi in p
prestito dalla Export Import Bank degli Stati Uniti. Per tre anni sarà
assicurato il lavoro ad alcune migliaia di operai e Trino ne avrà un
notevolissimo beneficio e economico. A lavori ultimati la cittadina vercellese
ed i suoi dintorni (speriamo che si estendano fin o a Casale affinché anche la
nostra città possa raccogliere almeno le briciole del lauto banchetto) potrà
beneficiare di una vicina sorgente di energia che potrà permettere il fiorire
di altre industrie nella zona « depressa”2.,
Ed ancora: “Esaminata la vastissima gamma di
strumenti, dispositivi e allarmi, è giocoforza assolvere dall’imputazione di -‐attività pericolosa-‐
la Centrale di Trino, come del resto le -‐confratelle-‐. (Forse in futuro,
costruendo impianti con reattori veloci, le cose potrebbero cambiare. Il loro
combustibile sarà il plutonio, che presenta una maggiore pericolosità. Anche
allora, prima di procedere ad applicazioni di carattere industriale, gli organi
responsabili avranno assicurato le necessarie garanzie di sicurezza. Ma è
questo un problema che non tocca da vicino la nostra zona né il prossimo
decennio, non rientrando per ora nei programmi a lunga scadenza della Nazione.
A noi basterà sapere, per quanto attiene alla -‐Enrico Fermi-‐, che la zona
circostante Trino non subirà mai contaminazione radioattiva. O meglio, come si
usa dire scherzosamente negli ambienti tecnici «le mucche del Basso Monferrato
non produrranno mai il latte radioattivo”3.
L’opinione
pubblica scoprirà in seguito che qualche problema il nucleare in Italia e nel
mondo l’ha creato e lo sta creando ancora oggi (pensiamo allo smaltimento dei
rifiuti radioattivi e al decommissioning degli impianti). Non ci pare nemmeno
che Trino Vercellese abbia cambiato il suo destino economico-‐sociale grazie
alla centrale: basta vedere l’andamento della popolazione in costante
decrescita dal 1911: 12.542 abitanti, al 2017: soli 7.216.
E che dire
della dolorosa quanto vergognosa storia dell’Eternit: Nel 1907 nasce lo
stabilimento ETERNIT di Casale Monferrato, il più grande per manufatti in
cemento d’Europa con i suoi 94.000 metri quadrati di estensione, circa la metà
coperti, ha dato lavoro sino a 5 mila persone diminuite progressivamente fino
alla chiusura dello stabilimento avvenuta nel 1986.
Ecco cosa
scrive il casalese Giampaolo Pansa: “Nel
1906 un pugno di imprenditori genovesi, -‐i maledetti-‐ come ringhiava mia nonna Caterina, impiantarono
a Casale una fabbrica all'avanguardia. Produceva tegole piane fatte di cemento
e di amianto, grazie al brevetto di un austriaco. L'invenzione venne chiamata
Eternit poiché garantiva una durata eterna del prodotto. Non era una bufala dal
momento che siamo ancora circondati da quella robaccia vecchia di un secolo.
Dalle tegole si passò alle lastre ondulate. Poi ai tubi per gli acquedotti e le
fognature. E lo sviluppo dell'azienda fu trionfale. Fu la nostra Fiat.
Lavorarci era un privilegio. Anche perché le paghe erano un tantino più alte
che in altre aziende.
I padri chiedevano alla figlie in età da marito: "Dove
lavora questo tuo moroso?". "All'Eternit" rispondeva la ragazza,
orgogliosa. "Allora sposalo" concludeva il papà. E spiegava alla
moglie: "Il certificato di matrimonio avrà il valore di una polizza a
vita".
Se
a Trino grandi cose non si sono viste con la centrale, possiamo affermare che
Casale, col senno di poi, avrebbe volentieri fatto a meno dell’Eternit.
Ultime memo
la dedichiamo alle miniere di marna nelle nostre colline, scavate per produrre
cemento e che hanno causato la frana di interi paesi o alle varie fabbriche che
hanno allontanato i contadini dai loro cascinali e dalle loro terre salvo poi
chiudere e trasferirsi altrove, con il risultato di aver marginalizzato un
settore economico senza averlo rimpiazzato con un altro. Un errore che ci pare
nell’astigiano ad esempio, non è stato commesso.
Da qui una
riflessione: forse lo sviluppo non può essere figlio di interventi
estemporanei, improvvisati o avventurosi, ma di un duratura politica
costantemente orientata a rafforzare settori strategici trainanti dell’economia.
La logica del “tutto va bene purché porti qualcosa” alla fine non paga
territorio e comunità.
Ancora un’ultima
nota sui numeri.Nel documento di 268 pagine pubblicato da ENEA dal titolo: DTT:
Divertor Tokamak Test faciliy Project Proposal – risalente al 2015, si scrive: “L’impatto occupazionale previsto è rilevante, almeno 150 persone
coinvolte nelle operazioni (50 % ricercatori e personale qualificato, 50 %
personale di supporto). E' inoltre previsto un notevole numero di lavoratori
coinvolti nelle fasi di costruzione ed operazione, senza contare le opportunità
per spin-‐off e sub-‐appalti”.
Se così
fosse è facile prevedere che i ricercatori e personale qualifica arriveranno
prevalentemente da fuori e limitati sarebbero i posti per i casalesi a poche
decine.
Ed anche in
merito alla fasi di costruzione c’è la possibilità, per niente remota visti i
contributi pubblici che riceve il progetto, che si debba fare un bando di gara
internazionale. Se per caso chi vincesse l’appalto per la costruzione dell’impianto
da 500 milioni non fosse una impresa locale, è presumibile gli appaltatori
utilizzeranno le loro maestranze e poco resterebbe alle imprese locali.
Prospettive
di sviluppo
Merita
anche spendere qualche riga per evidenziare alcuni aspetti per niente chiari.
Abbiamo letto di 25 anni di attività dell’impianto casalese oltre ai sette per
la sua costruzione.
Cercando di tenere sempre i piedi
per terra, segnaliamo che ITER (per cui il DTT dovrebbe svolgere la
sperimentazione di alcuni importanti aspetti) è a sua volta un reattore
sperimentale. Fra gli scopi principali di ITER:
-‐ raggiungere una reazione di fusione stabile: l’obiettivo
è quello di generare500 MW prodotti
per una durata di circa 15-‐30 minuti,
cercando così di ricavare più energia di quelle
immessa per generarla
-‐ dimostrare il controllo del plasma e delle
reazioni di fusione sono conseguibili con
trascurabili impatti per l'ambiente;
-‐ dimostrare la fattibilità della produzione di
trizio all'in l'approvvigionamento mondiale di tritio
non sufficiente a coprire le esigenze delle future centrali elettriche4
Se e quando
ciò accadrà, l'energia in eccesso ottenuta dalla reazione nucleare non sarà
immessa sulla rete elettrica, né utilizzata per scopi commerciali.
Il costo
stimato per ITER è, attualmente a 18 miliardi di euro (n.d.r. Enea parla di 20
miliardi), oltre il triplo di quanto era stato stabilito nel 2005 quando partì
il progetto. “Solo verso il 2040 potremo
sapere se ITER
è
l’innovazione radicale della
prossima era umana o soltanto una sperimentazione destinata al
fallimento”5
Il compito
di produrre energia elettrica sfruttabile da utenze esterne è previsto per il
progetto successivo, chiamato DEMO se naturalmente i problemi tecnici oggi
ancora irrisolti verranno superati.
DEMO sarà
un progetto più grande e costoso di ITER dato che sarà necessario realizzare
delle strutture sensibilmente più complesse per la produzione del trizio
direttamente nell'impianto. Inoltre, le necessità di efficienza nella
produzione di energia costringeranno all'uso di refrigeranti diversi dall'acqua
utilizzata invece in ITER, richiedendo per questo tecnologie più avanzate e,
quindi, più costose.
La
complessità e soprattutto i costi sono tali che per la prima volta nella storia
dell’umanità superano le capacità delle singole superpotenze: “Realizzare una centrale a fusione per il
futuro richiede un impegno
costante a livello scientifico, gestionale e
finanziario che nessun paese è in grado di garantire da solo”6.Consentiteci una riflessione: come sarebbe bello se
analoga collaborazione frale grandi potenze venisse utilizzata anche per
battere la fame nel mondo o eliminare le cause antropiche che distruggono gli
equilibri ambientali o anche semplicemente per ridurre gli squilibri sociali,
ricordiamo infatti che mai nella storia è stata prodotta tanta ricchezza e mai
è stata registrata tanta disparità fra ricchezza e povertà.
Ma il DTT previsto a Casale?
Alla base della DTT c’è la stessa tecnologia impiegata
per ITER, ma con in più la possibilità di eseguire test utilizzando tecniche
brevettate dall’ENEA. Alcuni parametri sono ormai noti: intensità di corrente
di 6 milioni di Ampere; carico termico sui materiali fino a 50 milioni di watt
per metro quadrato (oltre due volte la potenza di un razzo al decollo);
temperatura di oltre 100 milioni di gradi; il divertore, elemento chiave del tokamak e il più “sollecitato”
dalle altissime potenze, composto di tungsteno o metalli liquidi, rimovibili grazie a sistemi altamente innovativi di
remote handling (n.d.r. comandi in remoto7. Tralasciamo per ora gli altri aspetti
più generali e complessi del tipo: Quanto tempo è realisticamente stimabile per
arrivare a fornire energia elettrica all’utenza con la fusione nucleare. Il
rischio (o l’opportunità) è che ci voglia troppo tempo, ed altre tecnologie
possano risolvere prima e meglio il fabbisogno energetico. Estrapolando l’esperienza
ed i ritardi accumulati da ITER è realistico presumere che questo primo
impianto, DEMO, se tutto va solobene verso la fine del secolo potrà produrre
energia elettrica per l’utenza. I costi nessuno oggi li può conoscere, ma
riteniamo che alla fine saranno dell’ordine del centinaio più che delle decine
di miliardi di euro.
Tutti
questi aspetti interverranno nella valutazione dei costi interni ed esterni
dell’impianto e sono quelli che rientrano nella molto aleatoria analisi detta
dei -‐ Costi-‐benefici-‐ che pochi si azzardano ad affrontare, ma che
dovrebbe essere la base di partenza per giustificare ogni progetto.
Se
emergesse che i problemi tecnici ed economici che devono esser affrontati e
risolti dall’impianto sperimentale con tutti i relativi laboratori di ricerca ,
rendono non conveniente la filiera della fusione nucleare, che accadrà degli
impianti realizzati e delle maestranze? Il problema dei costi eccessivi fu già
sollevato sia in ambito di commissione europea che di commissione senatoriale.
In una
comunicazione della Commissione Europea del 2017 si afferma: “Il parco nucleare in Europa sta invecchiando e sono necessari investimenti
ingenti per estendere la durata di vita di alcuni reattori (e migliorarne la
sicurezza), negli Stati membri che operano questa scelta, per intraprendere le
attività di disattivazione previste e per stoccare a lungo termine i rifiuti
nucleari. Gli investimenti sono anche necessari per sostituire gli impianti
nucleari esistenti. Tali investimenti potrebbero essere destinati anche
in parte a nuove centrali nucleari. L’importo totale
degli investimenti nel settore del ciclo del combustibile nucleare, tra il 2015
e il 2050, è stimato in 660-‐770 miliardi di euro.8
Venticinque
trenta miliardi all’anno per gestire l’invecchiamento dell’esistente ciclo del
combustibile nucleare a cui si andranno ad aggiungere altri e più onerosi costi
nella ricerca sulla fusione perché come si scrive: “Per l'Europa il progetto (n.d.r. ITER) simbolizza la capacità dell'UE di assumere un ruolo guida a livello mondiale nel settore della scienza
e delle tecnologie. Se verrà trovata una soluzione efficace, sistemica
e duratura per assicurare la buona governance e la sostenibilità finanziaria,
si potrà offrire un modello per future cooperazioni a livello mondiale sulle
grandi sfide, quali l'approvvigionamento energetico, poste dal nostro stile di
vita collettivo” 9
Concludiamo:
comprendiamo l’ansia da prestazioni politiche di molti partiti, specie in vista
della prevedibile tornata elettorale primaverile, ma crediamo non sia mai
opportuno affidarsi solo all’ “ottimismo della volontà” scollegandola dal “pessimismo della ragione” ocome dicevano i nostri vecchi “quand a sarà ura chi l’ha i ureggi ji musta” tradotto: staremo a vedere.
6 dicembre 2017
Enzo GINO
1 Così introdotto dall'art. 13, comma 2, d.lgs. n. 104 del 201
2 Il Monferrato -‐ 20 luglio 1960
3 Il Monferrato 30 marzo 1968
5 Il Sole 24ore del 21 maggio 2017
6 COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO CONTRIBUTO DELL'UE AL PROGETTO ITER RIFORMATO {SWD(2017) 232 final}. COM(2017) 319 final Bruxelles, 14.6.2017.
7 fonte:
www.enea.it del 17-‐10-‐2017.
8COMUNICAZIONE
DELLA COMMISSIONE Programma indicativo per il settore nucleare presentato a
norma dell'articolo 40 del trattato Euratom -‐ Final (previo parere del CESE)
{SWD(2017) 158 final}
9
Bruxelles, 4.5.2010 COM(2010) 226
definitivo -‐ COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL
CONSIGLIO -‐ Lo stato di avanzamento di ITER e possibili vie per il futuro.)